Elettronica e tecnologia

Corrente monofase e corrente trifase: differenze e caratteristiche comuni


Per chi non è un esperto di impianti elettrici, la distinzione tra la corrente elettrica monofase e la corrente elettrica trifase potrebbe essere piuttosto difficile da cogliere. I due concetti hanno a che fare con i circuiti elettrici in cui passa la corrente alternata: tutti e due i sistemi si caratterizzano per la stessa andatura oscillatoria, mentre a variare è il numero delle fasi. I circuiti monofase, come il loro nome lascia intuire, sono composti da una fase sola, che in genere è a 220 V, e sono muniti di due conduttori, uno per la fase e uno per il neutro. Questo sistema è il più comune nelle abitazioni private, e vi si ricorre per l'alimentazione delle utenze finali, tra le quali gli elettrodomestici, oltre che per i componenti a bassa potenza.

Il passaggio da trifase a monofase 

In genere è nelle cabine elettriche che si verifica il passaggio dalla corrente trifase alla corrente monofase: qui l'elettricità va ad alimentare il quadro elettrico della casa dopo essere uscita con una fase sola. Si tratta di una tipologia di corrente che viene adoperata in modo particolare per il riscaldamento e per l'illuminazione, a maggior ragione nel caso in cui si abbia a che fare con utenze di bassa potenza: insomma, circostanze nelle quali il ricorso alla corrente trifase garantirebbe un risparmio pressoché nullo. La tensione della corrente monofase, a 200 V, di solito è inferiore, e per questo motivo essa viene scelta negli impianti elettrici residenziali, dove si ha la necessità di contenere la potenziale pericolosità delle scosse elettriche. D'altro canto, vale la pena di tener presente che i sistemi monofase non sono in grado di produrre un campo magnetico che è indispensabile per assicurare il funzionamento dei motori industriali.

Sistema trifase: cos'è e come funziona

Un sistema trifase è così denominato perché è costituito da tre circuiti elettrici, con una corrente alternata formata da tre fasi con la stessa frequenza e con la stessa tensione, anche se sfasate di 120 gradi. Per questi impianti nella maggior parte dei casi il voltaggio è pari a 380 V, fermo restando che esistono impianti vecchi che sono alimentati a 220 V con una corrente trifase. Gli impianti industriali sono caratterizzati da sistemi trifase poiché essi garantiscono, a parità di potenza, dei costi più bassi, specialmente nel caso di potenze molto elevate; le spese si dimezzano sia per i materiali dei cavi che per i materiali dei generatori.

Risparmio ma non solo

Il taglio dei costi consente di usufruire di un notevole risparmio economico, ed è questo il motivo per il quale si usano i sistemi trifase per trasportare l'energia elettrica su grandi distanze. Ma non è questo il solo vantaggio che queste soluzioni sono in grado di assicurare: esse, infatti, si fanno apprezzare per la loro affidabilità e perché sono facili da realizzare. Un altro pregio da non sottovalutare è rappresentato dalla funzionalità, dato che il sistema trifase riduce in modo consistente le dispersioni. Le potenze che superano i 6 kW presuppongono il ricorso ai sistemi trifase: per avere un'idea di cosa voglia dire ciò, è sufficiente sapere che gli impianti elettrici delle nostre case si fermano a 3 kW.

Questi sistemi, inoltre, sono scelti per gli impianti industriali perché consentono l'alimentazione del motore asincrono trifase. Insomma, il solo contesto in cui un sistema trifase è poco adatto è proprio quello domestico, anche per la difficoltà dei collegamenti con le batterie.