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La dea bendata – Culto di Fortuna ieri… e oggi


Come la maggior parte dei elementi appartenenti alla cultura romana arcaica, anche le divinità venerate dai latini trovano le loro origini nell’antica Grecia, madre della filosofia e della matematica.
Tra le divinità più note e ricorrenti è doveroso annoverare Marte, il dio della guerra, Venere, dea dell’amore effimero, Diana, dea della caccia e un’altra dea al femminile, particolarmente venerata ma annoverata non troppo spesso (forse per scaramanzia) è Fortuna, dea del caso e del destino.

In realtà questa divinità proviene dalla tradizione religiosa di Palestrina, centro urbano un tempo noto come Praeneste, città che venne assoggettata dall’impero romano. Questa divinità attirava un flusso di pellegrini notevole, pellegrini particolarmente devoti e numerosi: conquistare questa città le sue divinità e usanze significava dunque portare sotto Roma una mole notevole di individui posti sotto il diretto controllo dell’impero romano. Ma secondo tradizione la vera diffusione del culto si ebbe con Servio Tullio, che tra i 7 Re di Roma fu quello più favorito dalla Fortuna. Egli infatti le dedicò ben 26 templi, ognuno dei quali andava a celebrare un attributo particolare della divinità. Leggende narrano che anche la dea era invaghita del Re pur essendo egli un comune mortale e che andasse a trovarlo all’interno di uno dei templi a lei dedicati dove si ergeva anche una statua del sovrano.

Tra le più note personificazioni della Fortuna, vi è Fortuna Primigenia, ovvero dea generatrice di tutte le divinità, anche se in alcuni scritti provenienti dalla Grecia dove si parla di Tike, questo aggettivo viene tradotto come “nata per prima” quindi “primogenita”, il che porta a pensare che la dea bendata fosse la Figlia e non la madre di Giove e Giunone.
Uno dei templi di Roma dedicato alla dea Fortuna si trova in posizione abbastanza centrale e magari ci si trova a passarci accanto senza nemmeno accorgersene: appartiene infatti all’area sacra di largo Argentina, ed è il tempietto di forma circolare risalente al 101 a.C.. Nello specifico il tempio è stato dedicato da Quinto Lutazio Catulo alla Fortuna del Giorno Presente per la vittoria contro i Cimbri.

I simboli ricorrenti nelle raffigurazioni della dea bendata sono: la cornucopia dell’abbondanza, la corona sul capo, la donna a seno scoperto e un elmo sul capo, la sfera. Ancora oggi il simbolo della cornucopia simboleggia la fortuna e diciamo che ancora oggi la cerchiamo e la veneriamo, non come una vera e propria divinità ma quasi.

Negli ultimi tempi particolarmente duri ci si affida alla fede, alla speranza e alla fortuna; c’è chi a Roma ha persino dedicato il nome “La dea Bendata” al proprio locale, un grazioso bistrot in zona San Pietro. Sarà per la sua posizione strategica tra Vaticano e Castel Sant’Angelo, sarà per le ottime pietanze a base di prodotti tipici della cucina mediterranea, sarà per gli aperitivi strepitosi da capogiro, oppure, perché no, sarà per il nome, ma questo locale gode di un ottimo afflusso di clienti, sia stranieri di passaggio che ospiti abituali affezionati alla buona cucina.
In ogni caso si dice che ad influire sull’afflusso di fortuna di ciascuno di noi ci sia proprio la nostra predisposizione: pensare positivo funziona in qualche modo da calamita per eventi positivi, e viceversa. Possiamo affermare che non tutto è affidato al caso, un atteggiamento ottimista e propositivo da certamente un contributo agli eventi della vita quotidiana. A questo punto non rimane che augurare buona fortuna!