Connect
To Top

Canapa light: la legge e il mercato

La sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione del 19 dicembre ha specificato che la coltivazione di cannabis per uso personale non è da ritenersi una condotta colpevole, ammesso che vi possano essere degli indici presuntivi chiari da questo punto di vista. Il quadro normativo in materia nel nostro Paese è sempre stato poco chiaro e molto ondivago: fino a qualche anno fa, per esempio, c’era il pericolo che le norme relative al consumo di cannabis light per via orale potessero venire interpretate in maniera sbagliata, mentre oggi tutti i dubbi sono stati fugati per effetto del decreto dello scorso anno a proposito delle farine e dei semi con un contenuto di THC non superiore allo 0.2% (limite che viene innalzato fino allo 0.5% per gli oli).

La legge e il mercato della Canapa Light

Con il passare degli anni il legislatore, nell’ambito della cannabis, ha messo in evidenza un atteggiamento sempre più permissivo, e perfino la Corte di Cassazione negli ultimi tempi è intervenuta per invitare a non demonizzare più questo ambito. In effetti, la giurisprudenza a proposito della marijuana si era sempre dimostrata alquanto rigorosa, in modo particolare a proposito della coltivazione in casa delle piante. Oggi la situazione è molto cambiata, come dimostra la crescita costante del settore, anche dal punto di vista economico. Il mercato della cannabis comprende, per altro, tutto ciò che serve per la coltivazione, a cui ci si può dedicare anche in casa. Nel novero delle attrezzature indispensabili ci sono prodotti come i fertilizzanti e i semi, ma anche le lampade coltivazione indoor e gli strumenti per il trattamento dell’aria.

I regolamenti europei

Il novero delle piante che si possono coltivare per uso industriale nei Paesi della Ue viene limitato dai regolamenti europei: non a caso è stato messo a punto anche un catalogo delle piante permesse. Inoltre, si è realizzato un fondo europeo che intende assicurare un supporto di natura finanziaria destinato alle aziende agricole e ai coltivatori, a patto che la concentrazione di THC delle piante su cui operano sia inferiore allo 0.2%.

La legge n. 242 del 2016

In Italia le norme si sono adeguate alle disposizioni europee soprattutto attraverso la legge n. 242 del 2016, relativa alla coltivazione di cannabis a uso industriale. Questa legge ha innalzato la soglia che era stata prescritta dal legislatore europeo per gli aiuti finanziari; di conseguenza è stata messa a disposizione l’opportunità di coltivare piante con una soglia di THC inferiore allo 0.6% per un uso industriale e commerciale.

Le sostanze stupefacenti

Secondo la legge, le piante di cannabis con una concentrazione di THC inferiore allo 0.6% non devono essere ritenute sostanze stupefacenti, se si prende in considerazione la definizione di sostanza stupefacente presente nel Testo Unico sulle sostanze stupefacenti, che è vecchio di 30 anni. Sono numerose le ricerche che hanno rilevato che non ci sono effetti psicotropi causati dalla cannabis light. Con il THC al di sotto dello 0.6% si può approfittare delle proprietà benefiche del CBD, che non provoca assuefazione né altera la salute mentale.

Che cosa è cambiato rispetto a prima

In precedente coloro che coltivavano in casa piante di cannabis venivano puniti, anche se si trattata di piante che erano destinate a un utilizzo personale. Si andava a colpire, in particolare, la potenzialità lesiva della coltivazione, che si riteneva fosse in grado di aumentare la sostanza in circolazione, anche se in misura modesta, e quindi di favorire il mercato illegale. Al giorno d’oggi questa prospettiva è mutata, e così ci si può dedicare alla coltivazione domestica senza avere nulla da temere.

More in Business