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I danni da radiazioni nei soggetti esposti


I danni provocati dalle radiazioni ionizzanti nell’uomo possono essere di tipo somatico, cioè che si manifestano solo nell’individuo che viene esposto alle radiazioni, di tipo genetico, nel caso in cui si manifestano nei figli dell’individuo esposto alle radiazioni, infine danni da irradiazione in utero. Quindi in sostanza i danni provocati dalle radiazioni possono essere raggruppati in quattro categorie principali: danni somatici deterministici, danni somatici stocastici, danni genetici stocastici e danni da irradiazione in utero. I danni deterministici sono quelli la cui frequenza e serietà variano con la dose e per i quali è possibile individuare una dose di soglia. I danni deterministici hanno in comune queste caratteristiche: il superamento della dose soglia ha per conseguenza l’insorgenza dell’effetto in tutti gli irraggiati; il periodo di latenza è solitamente breve, si parla di giorni o settimane; in alcuni casi l’insorgenza è tardiva, si parla di mesi o anche anni; la serietà delle manifestazioni cliniche aumenta con l’aumentare della dose.

 

I danni somatici stocastici includono le leucemie ed i tumori solidi. In questa patologia solo la presumibilità di accadimento e non la gravità, è in funzione della dose ed è esclusa l’esistenza di una dose soglia. I danni di questo tipo hanno in comune le seguenti particolarità: sono a carattere probabilistico; sono suddivisi a caso nei soggetti esposti; sono scoperti dalla sperimentazione radiobiologica e dall’evidenza epidemiologica; la assiduità di comparsa è maggiore se le dosi sono elevate; si manifestano dopo anni, a volte anche decenni, dall’esposizione; non mostrano progressione di manifestazione con la dose ricevuta, quale che sia la dose; non si riescono a distinguere dai tumori indotti da altri cancerogeni. Per quanto riguarda i danni genetici stocastici, non è stato possibile finora mettere in evidenza con metodi epidemiologici un eccesso di malattie congenite nei figli di soggetti esposti alle radiazioni ionizzanti rispetto ai figli di soggetti non esposti.

 

Lo studio radioepidemiologico più importante è stato quello fatto sui discendenti dei superstiti di Hiroshima e Nagasaki, nel corso del quale è stato realizzato un paragone tra 30000 bambini di cui almeno uno dei genitori era stato irraggiato e 40000 bambini i cui genitori non erano stati irraggiati. Nessuna disuguaglianza statisticamente indicativa è emersa tra i due gruppi per quanto riguarda lo sviluppo psicofisico, le deformità di origine genetica ed alcuni rivelatori di natura citogenetica e biochimica. Nonostante non sia stato dimostrato finora nella specie umana che le radiazioni ionizzanti possono generare danni congeniti, studi sperimentali su piante ed animali mostrano che questi danni possono di fatto apparire. Per quanto riguarda i danni da irradiazione in utero, sia l’embrione che il feto sono sensibili alle radiazioni ionizzanti e, come avviene anche per l’esposizione ad altri agenti fisici e  chimici, questa sensibilità è variabile in funzione dello stadio di sviluppo.