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Il Gene-radar e le frontiere del DNA


Se fino ad oggi dovevamo attendere giorni e giorni dopo aver fatto magari delle costose analisi per scoprire da che malattia eravamo afflitti, tra un po’ potrebbe essere possibile avere una risposta in brevissimo tempo, magari senza nemmeno uscire di casa. Tutto ciò grazie ad un piccolo apparecchio , il Gene-RADAR, contenete un chip grazie al quale impregnando una striscia monouso con un campione di fluido corporeo, tipo saliva o sangue, in circa un’ora avremo i risultati.

Il chip infatti estrarrà il DNA dal campione e cercherà un’eventuale corrispondenza con quello di virus programmati e personalizzati in base a dove e da chi deve essere usato. La creatrice di questo dispositivo è la dott. Goel, la quale qualche anno fà ha fondato il Nanobiosym, che come il nome suggerisce è un istituto di ricerca e sviluppo che utilizza assieme fisica, biomedicina e nanotecnologie per combattere le malattie.

Qual è l’aspirazione e il fine della dottoressa con la sua invenzione? Poter utilizzare il suo dispositivo dovunque ce ne sia necessità avendo la possibilità di fermare un virus prima che possa diventare pandemia. Per esempio nel tempo che passa da uno starnuto ed una strana febbre con sintomi inspiegabili, alla diagnosi di una malattia, sconosciuta o meno, il malato ha avuto tutto il tempo di infettare decine di persone. Invece con il Gene-RADAR in circa un’ora sarà possibile identificare il virus e quindi iniziare a curarlo.

L’obiettivo è di rivoluzionare davvero l’assistenza sanitaria, riuscendo a salvare centinaia di vite iniziando dall’Africa, dove infatti si stà lavorando ad un progetto pilota in Ruanda. Immaginiamo dover diagnosticare una malattia nei remoti villaggi di Paesi in via di sviluppo, dove c’è mancanza non solo di infrastrutture adeguate, laboratori, personale sanitario qualificato, ma addirittura anche solo di elettricità o acqua. Quanto si potrebbe risparmiare in termini di tempo, denaro, e cosa più importante vite umane?

Fonte: sosmalattie.com