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Intolleranza al lattosio: cause, sintomi e rimedi


Sofferenza al colon, problemi di colite diffusa, diarrea, stitichezza, meteorismo, spossatezza, pancia gonfia: sono i più diffusi sintomi dell’intolleranza al lattosio. Secondo una recente analisi condotta su 20mila pazienti in Italia, più di 6 donne e circa 5 uomini su 10 sono risultati intolleranti al principale zucchero del latte (di mucca, di asina, di capra oltre che latte materno). La causa di questi fastidi è la carenza dell’enzima in grado di scindere il lattosio in glucosio e galattosio. Ciò determina una mancata digestione del lattosio che viene fatto fermentare dalla flora batterica intestinale con produzione, tra l’altro, di diarrea, gas intestinale. L'intolleranza al lattosio può essere primaria o secondaria (detta anche transitoria). Nel primo caso si parla di difetto genetico, e quindi i sintomi dell'intolleranza si manifestano già nella prima infanzia. Nel secondo caso l’intolleranza si manifesta successivamente.

Test per intolleranza al lattosio Quando un soggetto soffre dei disturbi sopra citati, deve procedere con un test per intolleranza alimentare: nel caso di un’insofferenza al lattosio bisogna sottoporsi al test del respiro all’idrogeno (Breath Test). Si tratta di un’analisi non invasiva che confronta la quota di idrogeno del paziente prima e dopo la somministrazione allo stesso di lattosio, fornendo indicazioni precise sul rapporto del metabolismo del soggetto con il lattosio. Altre alternative diagnostiche sono rappresentate dalla biopsia duodenale e dal test Thema 400 – intolleranze alimentari di DaphneLab. Questa è un’indagine che fornisce informazioni precise e attendibili dal punto di vista nutrizionale e da quello delle percentuali di intolleranze. Questo specifico test consente di graduare la propria dieta su misura.

Cura e dieta E’ infatti una dieta calibrata sul soggetto l’unica cura possibile quando si è affetti dall’intolleranza al lattosio. Tuttavia quest’operazione non è semplice; il lattosio è infatti presente in moltissimi alimenti che mangiamo ogni giorno: non solo yogurt, mozzarella, panna, burro, ricotta – come si può facilmente immaginare. Sue tracce sono rinvenibili anche nelle uova, in alcuni frutti, insaccati e verdure, così come negli integratori alimentari e farmaci.

A questo punto un medico specialista dovrà procedere con l’individuare la “gravità” dell’intolleranza, cioè valutare la sensibilità del singolo paziente al lattosio. Nei casi di ipersensibilità, il soggetto deve assolutamente evitare di ingerire il lattosio, in qualsiasi percentuale. Altri invece potrebbero mangiare alimenti dove la percentuale di lattosio è bassa. Per stabilire la capacità del soggetto è importante procedere con quello che si definisce Trail and Error, ovvero andare a tentativi fino ad individuare con certezza se e in quale misura il paziente riesce ad assimilare il lattosio senza avere fastidi e disturbi.

Nei casi di ipersensibilità, si può tuttavia tentare di reintrodurre il lattosio – col passare del tempo; l’alternativa per le forme di intolleranza più gravi sono i “surrogati” dei prodotti che contengono lattosio. Oramai molto diffusi nella GDO, sono ad esempio quegli alimenti che vedono la presenza di latte di soia o di riso.