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La katana, dai samurai al cinema e ritorno


Un simbolo sfruttato, forse troppo

Il cinema orientale, ma soprattutto quello di Hollywood, ce la propone in tutte le salse e in tutti i gusti: è la katana giapponese.

Ma che si tratti della spada per eliminare dei nemici dalle sembianze umane o di quella per fare a pezzi gli zombie; che sia maneggiata da samurai con una dura preparazione ed un durissimo allenamento di anni alle spalle o che sia impiegata da una qualsiasi donna (anche bionda), che abbia seguito un periodo di preparazione di qualche mese con un vecchio e saggio maestro su di un’alta montagna (Pei Mei, per l’esattezza), la katana è sempre un’arma micidiale ed invincibile, se posta nelle mani del buono di turno.

Manga, anime e videogames

Non è solo il cinema, ovviamente, a proporci questo spettacolo. I manga e la loro trasposizione in serie di cartoni animati (anime) sono degli specialisti in questo senso. Al punto che, in Europa, si ritiene, a torto, che i manga vadano di pari passo con spade e affini.

Per non fare che pochi esempi, già dagli anni Ottanta, con la serie dedicata al ladro più famoso del mondo, Lupin III, spunta una katana che resterà nell’immaginario di molti: la Zantetsu-ken di Goemon Ishikawa. In anni molto più recenti è spuntata Yoru, la spada nera di Drakul Mihawk, uno dei personaggi di One Piece; e poi Tessaiga, che è usata dal demone cane Inuyasha dell’omonimo manga. Ma sono decine le spade giapponesi che fanno da motore delle storie narrate dai mangaka e che poi, come per magia, vengono trasposte anche al mondo dei videogames.

Non di sole katane viveva (e moriva) il samurai!

Quando si parla di guerrieri del Giappone medievale, di samurai, si pensa che loro abbiano maneggiato sempre e solo la katana. Ma questo non è del tutto corretto.

Bisogna, innanzitutto, precisare che il termine katana è assurto oggi al concetto di spada in assoluto, almeno per quello che concerne i samurai (che poi venga utilizzato anche dall’altra parte dell’Oceano Pacifico per ammazzare gli zombi, come in The Dead Walking questo è un altro discorso…).

Ed effettivamente il termine sta ad indicare proprio “spada”, in senso generale. Con il passare del tempo, però, la katana giapponese identificava la spada ricurva, conservata all’interno del suo fodero e che il samurai non lasciava mai incustodita: ne dipendeva la sua stessa sopravvivenza!

Ma il samurai portava con sé innumerevoli altre lame, del cui utilizzo era sempre un maestro, ovviamente. La katana giapponese fa sempre coppia con il wakizashi, la spada corta (50 cm), e questo abbinamento di armi (chiamato Daisho) era il primo che veniva concesso agli “studenti” delle scuole di samurai, una volta superato il primo gradino di formazione. Il wakizashi era anche lo strumento con cui il samurai, che doveva recuperare il proprio onore perduto, si levava la vita, durante la cerimonia del seppuku.

La lama della katana misura tra i 60 e i 75 cm, ma in realtà il samurai era dotato anche della spada Tachi, leggermente più lunga e sempre leggermente ricurva e della Nodachi, la spada da campo, ancora più lunga delle precedenti. C’erano poi il Tsurugi (lunga e a doppio filo, mentre la katana taglia solo su uno dei due “lati”), la Naginata e la Yari. Tutte queste armi bianche fanno parte della grande famiglia Nihontou, quella delle antiche spade giapponesi.

La katana oggi

Al giorno d’oggi, nel Paese del Sol Levante è rimasto poco più di un centinaio di forgiatori di katana, in grado di ripercorre ogni singolo passaggio necessario alla realizzazione della spada più famosa del mondo del cinema, dei manga e degli anime. Il loro costo è piuttosto proibitivo, ma gli appassionati e i collezionatori possono comunque trovare online e non solo delle riproduzioni nettamente più economiche (anche se molto meno affilate ed efficienti, ovviamente.

I veri appassionati possono sempre sperare di incappare, aggirandosi in un mercatino dell’usato, in una Masamune: questo è il nome del più famoso realizzatore (nella storia nipponica “recente”) di terribili katane, di quelle che – si dice – possano tagliare in due una persona con un colpo solo.

Insomma, la Masamune sta alle katane giapponesi, come lo Stradivari sta ai violini. wakizashi