Una tradizione storica, inaugurata all’inizio del Trecento da Dante nella Divina Commedia ("credette Cimabue de la pintura / tener lo campo; ed or ha Giotto il grido/ sì che la
fama di colui è oscura"), raccolta da Giorgio Vasari nelle Vite del 1550 e ribadita per secoli dagli scrittori d’arte, fa di Cimabue il capostipite dei pittori italiani. Con lui prende avvio la scuola fiorentina, che all’inizio del Trecento - come avviene in letteratura - impone la propria "lingua" a tutta Italia.
Questa interpretazione corrisponde solo in parte all' effettivo sviluppo storico della pittura italiana, anche perché getta i presupposti per una non sempre giustificata centralità dell' arte toscana rispetto alle altre regioni e lascia nell' ombra grandi personalità degli artisti duecenteschi: tuttavia, rimane anche oggi la fondamentale linea di lettura delle origini della grande pittura italiana.
In modo particolare, la svolta radicale nella cultura figurativa riguarda il definitivo passaggio dall'influsso bizantino a un'arte che osserva e interpreta la realtà, ritrovando la remota ma ancora potente lezione della classicità. Le fisse, ieratiche, mistiche immagini bizantine lasciano il posto a una visione nuova, che trova nei dipinti di Giotto la più esplicita affermazione; come ha scritto il pittore trecentesco Cennino Cennini, Giotto traduce l'arte dal greco al latino.
Le cadenze chiare e sonore del "volgare" di Dante e di Boccaccio corrispondono pienamente all' eloquenza umana e diretta dei personaggi dipinti da Giotto o dai Lorenzetti. Fa eccezione Venezia, la più "orientale" fra le città italiane: lo stile dei mosaici di San Marco si riflette sulla pittura, nonostante la presenza, nella vicina Padova, della cappella degli Scrovegni dipinta da Giotto nel 1304.
Qui diventano protagonisti uomini e donne veri, che occupano un ruolo sociale e uno spazio fisico tangibile nello scenario quotidiano della città o della campagna.
La piena consapevolezza della presenza attiva dell'individuo nella storia e nel mondo è la maggiore conquista della cultura italiana alle soglie del XIV secolo: comincia a prendere le mosse il movimento intellettuale che, un secolo dopo, si manifesterà nella matura stagione dell' umanesimo.
Durante la rima metà del Trecento si assiste inoltre al consolidarsi del fenomeno delle scuole locali. Nei secoli precedenti si avvertiva nei dipinti moderni un prevalente riferirsi a modelli non locali, come l'arte bizantina o quella ottoniana, con risultati sovrapponibili nelle diverse regioni: dal XIV secolo in poi, invece, varie regioni - ma spesso anzi singole città - cominciano a esprimere forme d'arte caratteristiche, ben individuabili e differenziate pur mostrando riferimenti comuni espressi anche successivamente nei quadri più moderni.