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Cos’è il patto di non concorrenza e come tutelare la propria impresa

Hai mai sentito parlare del patto di non concorrenza? Probabilmente sì, soprattutto se sei un imprenditore o un libero professionista, e la tua attività ti porta continuamente a dover collaborare con diverse figure professionali verso le quali devi necessariamente nutrire una profonda fiducia e stima per poter lavorare serenamente con tante persone.

Che cos’è il patto di non concorrenza

Innanzitutto partiamo da principio, stabilendo con precisione che cosa sia il patto di non concorrenza: si tratta dell’accordo, obbligatoriamente siglato in forma scritta, che intercorre fra datore di lavoro e lavoratore dipendente volto a prolungare, per un periodo successivo alla cessazione del rapporto di lavoro, gli obblighi di fedeltà che ricadono sul lavoratore stesso durante tutta la durata del rapporto lavorativo.

Tutti i requisiti essenziali del patto di non concorrenza

Il patto di non concorrenza, per poter essere valido, richiede alcuni requisiti fondamentali quali la forma scritta, la definizione dell’oggetto e quella della durata, l’individuazione di un ambito di territorialità entro il quale il patto operi, e la previsione di un compenso a favore del lavoratore per il rispetto del patto.

Ma andiamo ora ad analizzare questi elementi nel dettaglio: per quanto riguarda la forma scritta, va sottolineato che il patto di non concorrenza è un vero e proprio accordo che intercorre fra due soggetti e, sulla base di questa considerazione, è chiaro che lo stesso possa anche costituire un contratto a sé e non debba necessariamente essere inserito all’interno del contratto di lavoro originario.

Il patto di non concorrenza, inoltre, non può essere vago o generico, per questo è fondamentale definirne in modo chiaro e preciso l’oggetto, indicando in modo certo quali siano le attività che il lavoratore non può svolgere, e potrebbero riguardare non solo la stessa mansione che il soggetto svolgeva presso il datore di lavoro ma anche una diversa attività che sia in concorrenza con la precedente, indicando anche eventualmente presso quali soggetti non sia possibile svolgere una nuova attività lavorativa. Il nostro codice, tuttavia, prevede casi di nullità del patto poiché l’oggetto non può essere eccessivamente esteso, limitando in modo iniquo la possibilità del lavoratore di reinserirsi nel mondo del lavoro nella propria categoria professionale.

Anche la durata del patto di non concorrenza rappresenta un elemento essenziale: il vincolo che ne deriva, infatti, non può avere una durata superiore ai 5 anni, qualora si riferisca a dei dirigenti, o a 3 anni in tutti gli altri casi. Qualora la durata stabilita sia superiore a tali limiti, essa andrà fatta rientrare nelle indicazioni normative.

Stesso discorso vale per l’ambito territoriale, il quale va determinato con precisione all’interno del patto, contemperando le esigenze del datore di lavoro di tutelare la propria impresa e quelle del lavoratore di potersi reinserire nel mercato con una attività lavorativa che gli consenta di guadagnare.

Trattandosi di un sacrificio che il datore di lavoro richiede all’ex dipendente al fine di tutelare la propria azienda, ma creando un oggettivo limite al soggetto che vedrà restringersi il proprio campo di possibilità lavorative, tutto ciò deve necessariamente richiedere un compenso a favore del lavoratore.

A chi rivolgersi per appurare il mancato rispetto del patto di non concorrenza

Il rispetto del patto di non concorrenza da parte di ex dipendenti e collaboratori è fondamentale per tutelare la nostra azienda e, di conseguenza, il nostro profitto. Ma come fare a verificare che tale patto venga rispettato? Qualora si nutrano dubbi circa la lealtà di taluni soggetti, è fondamentale rivolgersi ad una agenzia investigativa specializzata, in grado di effettuare con professionalità e competenza le dovute indagini per appurare che il patto venga rispettato, fornendoci le eventuali prove di infrazioni per la salvaguardia della nostra impresa.

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