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Come parlare in pubblico, le buone regole della retorica

Perché possa risultare efficace, la comunicazione in pubblico deve seguire delle regole molto importanti: quelle della retorica. Quest’ultima è al tempo stesso un’arte e una tecnica, il cui scopo è sì quello di insegnare a esprimersi in modo efficace, ma anche quello di far capire come ragionare bene. Qualcuno considera la retorica addirittura come la tecnologia più importante della mente. Di certo, vale la pena di tener sempre presente la sua legge più importante, secondo la quale l’oratore non è mai solo. Che si scriva o che si parli, chi vuole convincere si esprime comunque in funzione di altri discorsi e in relazione ad altri oratori, che possono essere in opposizione o in concomitanza.

Perché la retorica è importante

L’arte della retorica godeva di una notevole considerazione presso gli antichi, mentre non si può dire che lo stesso avvenga anche tra di noi. Un tempo, invece, essa rappresentava la colonna fondante del curriculum studiorum della classe dirigente. Oggi chi vuol parlare in pubblico – un attore, un politico, un manager, un consulente, e così via – dovrebbe trarre frutto dagli insegnamenti del passato. A cominciare dal cosiddetto principio di incertezza di Quintiliano, secondo il quale la complessità del reale non può essere compresa dai metodi o dagli schemi. In parole più semplici, qualunque metodo a cui si ricorra non potrà che essere parziale, e lo stesso dicasi per i cataloghi di strumenti e per le tassonomie.

Che cosa ci insegna Cicerone

Cicerone, invece, ci insegna l’importanza di dare vita a un mix robusto tra forme espressive ed argomenti. Come dire, la sostanza non deve prevalere sulla forma, ma non si deve verificare nemmeno il viceversa. Quando si parla in pubblico, quello tra verba e res deve essere un impasto ottimale, perché le parole non hanno più importanza dei fatti, ma i fatti non hanno più importanza delle parole. E sempre da Cicerone si può ricavare un’altra lezione: quella che prevede di cominciare i propri discorsi sempre con una captatio benevolentiae. Grazie a questo accorgimento, infatti, si ha la certezza di conquistare la fiducia dell’uditorio a cui ci si sta rivolgendo.

Il principio del tre

Il principio del tre è sempre efficace per la comunicazione in pubblico. Quando si parla a una platea, infatti, è necessario dire tre cose. Perché tre e non due o quattro, per esempio? Perché tre cose sono facili da ricordare e sono importanti: quattro sarebbero eccessive; due, invece, darebbero l’impressione di un suggerimento non completo. Ma soprattutto è indispensabile che il messaggio da comunicare non sia una solo, perché in quel caso avrebbe le sembianze di un indottrinamento. Tre, inoltre, sono anche i mezzi di persuasione che sono stati enunciati da Aristotele: si tratta del logos, del pathos e dell’ethos.

… e il principio di Teofrasto

Un altro principio che dovrebbe essere preso in considerazione dai public speaker è quello di Teofrasto, in base al quale è necessario evitare le spiegazioni troppo puntigliose: non tanto perché si corre il rischio di risultare prolissi, quanto perché all’uditorio deve sempre essere lasciato un margine di interpretazione. Infatti, se chi ascolta ha la sensazione di aver capito qualcosa da solo e di essere arrivato a determinate conclusioni grazie a un ragionamento autonomo, finirà per sentirlo più proprio e ne sarà convinto ancora di più, oltre ad esserne appagato.

Excusatio non petita, accusatio manifesta

Secondo questo detto latino, quando una persona si scusa senza che nessuno glielo abbia chiesto sta ammettendo in modo implicito di aver combinato qualche cosa di sbagliato che richiede, appunto, una giustificazione. Non solo: nell’ambito della comunicazione pubblica, un atteggiamento di questo tipo può avere effetti deleteri. Un esempio pratico: se all’inizio di un discorso un oratore si scusa perché ha poca voce e fa un po’ di fatica a parlare, per il resto del tempo l’uditorio non farà altro che notare i suoi abbassamenti di voce, le sue difficoltà, i suoi colpi di tosse, e così via.

Il corax

Nel caso in cui ci si trovi in una situazione difficoltà, è sempre utile ricorrere a una delle più antiche tecniche retoriche, quella del corax. Secondo tale tecnica, l’apparenza inganna, e non può mai essere la causa più ovvia quella reale, in quanto è troppo prevedibile. Detto ciò, un bravo comunicatore deve essere portatore di uno stile proprio (avete presente Federico Buffa e Marco Paolini?): uno stile che sia direttamente correlato alla personalità, ma che non può prescindere dal contesto nel quale ci si trova. Infatti, bisogna anche essere bravi nell’adattare lo stile al luogo e agli uditori, per evitare di risultare fuori luogo. La flessibilità è una dote che non può mancare nel bagaglio di un comunicatore.

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